Lucia Coppola - attività politica e istituzionale | ||||||||
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Comune di Trento
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Trento, 1 aprile 2011 Dunque ci risiamo! Mi ero interrogata pubblicamente, lo scorso anno, circa il taglio degli alberi, a volte incomprensibile e indiscriminato, nella nostra città. In molti ricorderanno l’abbattimento degli olmi di via Grazioli, il taglio del boschetto di conifere nei pressi dell’ospedale S. Chiara, i cedri e le magnolie di via Lampi e molti altri casi riguardanti piante belle e sane, o alberi che potevano essere messi in sicurezza adottando tecniche meno drastiche e definitive, come consolidamenti e potature mirate. Mi chiedo ora se è proprio indispensabile sacrificare anche il bellissimo e antico olmo di Piazza Fiera, albero già salvato a suo tempo grazie ad una mobilitazione di suoi estimatori, quando si costruì il parcheggio interrato. Un albero amato. Certo, la sicurezza dei cittadini è sacra e va salvaguardata ma siamo certi che questa, davvero estrema, sia l’unica soluzione? Che non sia possibile intervenire cercando di salvaguardare una bella pianta, l’unica peraltro in quella piazza, che è ormai un simbolo per la città? Un albero d’alto fusto che con la sua chioma da tempo immemorabile ombreggia e interpreta le stagioni e il loro mutare, che orna le mura antiche ed è rifugio e habitat. Diceva Pavese: «Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nel verde, nei giardini c’è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti». Tutto ciò è profondamente vero, ad ogni albero tagliato corrisponde un dolore, un vuoto, uno sfregio e una violenza. L’assenza di un amico, un’idea di salubrità e ristoro che ci abbandona. Un arrendersi. È indubbia la svolta, in questi ultimi anni, circa il recupero e la valorizzazione del verde urbano in funzione ecologica, ambientale, paesaggistica, sociale. Una sensibilità diffusa che è diventata patrimonio indiscusso di molti cittadini e consapevolezza di una valore insostituibile e impagabile. Un albero, soprattutto un albero patriarca, rappresenta la storia di una città, è una risorsa a buon mercato di aria pulita, è un luogo fisico e dell’anima, è bellezza ed estetica allo stato puro. E se è vero che è importante il mantenimento di prati e boschi, dove il territorio lo consente, la rinaturalizzazione di parti marginali di città, delle periferie, è altrettanto certo che proprio la città consolidata, il centro storico, necessita di spiragli di natura che, dove sono rimasti, vanno salvaguardati e protetti con convinzione. Non possiamo pensare solo ai parchi cittadini, ben curati e goduti in particolare dai bambini e nel tempo libero. Serve anche il verde della quotidianità, quello di risulta, quello che spunta all’improvviso con uno stormire di foglie o il cinguettio degli uccelli, che ci accompagna mentre andiamo al lavoro e ci regala frescura, che ombreggia le abitazioni circostanti e fa riposare lo sguardo. Anche gli alberi singoli, in realtà, fanno parte di quella rete del verde urbano che favorisce la bio-diversità e crea corridori ecologici di cui beneficiano anche i piccoli animali, pur presenti nell’area urbana. Dunque, pensiamoci bene ogni volta che decidiamo di intervenire in modo drastico nei confronti del verde, pensiamo a quanto ci mette un albero a crescere, alla sua funzione, al legame profondo, silenzioso e generoso che instaura con chi usufruisce dei sui innumerevoli regali. Lucia Coppola |
LUCIA COPPOLA |
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